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sabato 30 ottobre 2010

Giorgio Tirabassi, il Paolo Borsellino televisivo, alla cerimonia di premiazione del XV° Premio Paolo Borsellino

Giorgio Tirabassi è stato protagonista del film "Paolo Borsellino" diretto da Gianluca Maria Tavarelli.

Il film è interpretato, oltre che da Giorgio Tirabassi (Borsellino), da Ennio Fantastichini (Giovanni Falcone), Daniela Giordano (Agnese, moglie di Borsellino), Andrea Tidona (Rocco Chinnici), Claudio Gioè (Antonio Ingroia), Ninni Bruschetta (Ninni Cassarà), Pietro Biondi (Antonino Caponnetto).

Nel commentare il riconoscimento ricevuto dagli organizzatori del XV° Premio Paolo Borsellino Giorgio Tirabassi afferma che non si sente meritevole di tale premio rispetto agli altri premiati presenti.




MOTIVAZIONI

Giorgio Tirabassi, che ha conquistato un posto indelebile nella storia del Premio come interprete eccellente del film Paolo Borsellino, riceve il premio 2010 per l’approccio artistico ai personaggi da lui interpretati che diventa sempre impegno civile reale e consolidato.

Dall’Oliviero di “Verso sera” dell’Archibugi a “Un’altra vita” di Mazzacurati, dal “Branco” di Marco Risi, fino a Nicola de “La pecora nera” di Celestini.

Giorgio Tirabassi riceve il premio per il suo impegno nel campo artistico e culturale che è stato già stato assegnato nelle scorse edizioni a Fabrizio De Andrè, Dario Fo, Franca Rame, Comencini, Monicelli, Moni Ovadia, Branduardi.

A Giorgio Tirabassi il Premio per l’impegno sociale e civile per aver affermato e testimoniato il valore dell’impegno civile e culturale sul degrado sociale ed ambientale.

Per aver raccontato con calore e umanità anche in teatro la vita dei giovani della periferia, giovani soli, abbandonati a se stessi, ad una esistenza fatta di emarginazione e precarietà.

Soprattutto morale.

don Aniello Manganiello, il prete anti-camorra, alla cerimonia di premiazione del XV° Premio Paolo Borsellino

Don Aniello Manganiello è stato per 16 anni parroco di Scampia e Forcella e si e sempre schierato contro la camora e la malavita al punto di essere etichettato come "parroco anticamorra".

Il 10 ottobre 2010 ha celebrato l'ultima messa in mezzo al suo popolo di fedeli.

Nella sua ultima omelia ha espresso parole molto dure contro la chiesa napoletana, accusandola di averlo dimenticato, di averlo violentato psicologicamente a causa di un trasferimento che gli impedisce di proseguire un percorso che durava da ben 16 anni.

Quegli uomini di chiesa che operano “in salotto e non in strada” lo hanno accusato di essere un’esibizionista, uno showman.

I fedeli hanno esposto fuori la la chiesa alcuni cartelli con su scritto ...
"Signore perdona la Chiesa per quello che ha fatto"
"No ai preti pedofili, sì ai preti anticamorra"
"Don Aniello santo subito"
"Giù le mani da don Aniello.

Durante queste manifestazioni che altro non erano che attestati di amore di una comunità nei confronti del loro parroco sono stati sparati anche dei fuochi d’artificio, che qualcuno ha sospettato essere opera della Camorra che festeggiava il trasferimento di don Aniello.

La vicenda di don Aniello è similare a quella di don Luigi Merola, altro parroco di Forcella che, suo malgrado, ha subito un avvicendamento.

A Roseto don Aniello ha avuto la sorpresa di essere accolto dai suoi ragazzi venuti in pulmann da Napoli con uno striscione contro la droga e la camorra.





MOTIVAZIONI

Don Aniello Manganiello partito da un lettura del Vangelo come messaggio di liberazione di tutti gli uomini da ogni forma di schiavitù, è passato alla testimonianza personale dei valori della non violenza e della solidarietà, in una realtà dove il potere mafioso e politico-mafioso riesce ad esercitare sulla società ha una forza di ricatto e di condizionamento molto grande.

Cosciente della responsabilità discendente dalla sua missione e dalle sue scelte, Don Aniello Manganiello ha contrastato con coraggio l’azione della camorra in una delle realtà più difficili del nostro Paese.

Don Aniello Manganiello prete scomodo, prete anticamorra, per sedici anni parroco della chiesa di S.Maria della Provvidenza a Scampia ha strappato alla manovalanza della criminalità organizzata tantissimi giovani, combattendo la camorra anche rifiutando di dare la comunione ai camorristi.

La sua parola e la sua azione sono state sempre, di aiuto e di sostegno in modo particolare ai giovani caduti nell’abisso della droga.

Si è sempre presentato alla comunità sostenendo i principi della non violenza, dell’accoglienza e della legalità, anche quando sembrava questi valori fossero largamente rifiutati.

Oggi premiamo il suo impegno teso a costruire una realtà giusta e solidale che è un passo necessario verso la convivialità.

Oggi premiamo una scelta di vita spesa per la fede, la legalità e la giustizia, soprattutto per i giovani più deboli.

Un simbolico premio come riconoscimento per l’opera da lui svolta.


Alfredo Rossini, Procuratore dell’antimafia dell’Aquila, alla cerimonia di premiazione del XV° Premio Paolo Borsellino

Alfredo Rossini, Procuratore dell’antimafia dell’Aquila dedica e condivide il premio ricevuto alla XV° edizione del Premio Borsellino a tutti i suoi collaboratori che indagano sulle cricche che banchettano sulle rovine causate dal terremoto.

Alfredo Rossini dedica il riconoscimento ricevuto a tutte le persone dell’Aquila che gli chiedono di non abbandonare la città, di continuare la ricerca della verità sui crolli per avere qualche consolazione per i propri morti e per poter continuare a credere nella giustizia e nella legalità.





MOTIVAZIONE


La sua è una vita spesa per la giustizia.
Una scelta di vita spesa per la legalità interpretando in senso compiuto il magisterium.

Il procuratore distrettuale antimafia Alfredo Rossini, nei giorni tragici del terremoto ha avuto il grande merito di riuscire a dare speranze di giustizia alle famiglie dei morti ed al popolo abruzzese che chiede di sapere la verità.

Mentre gli sciacalli romani ridevano il procuratore Rossini ha saputo spronare l’opinione pubblica a partecipare alla vita attiva nella società, a prendere coscienza delle proprie responsabilità, capire il valore del sentirsi membri della cittadinanza e lavorare così per il bene comune.

Adempiendo al suo dovere, denunciando e fronteggiando con crescente efficacia le insidie della mafia che cerca di infiltrarsi nel nostro territorio con la sua barbarie che offende la cultura di questa terra e la dignità dei suoi abitanti.

I suoi successi operativi susseguitisi ed il suo impegno danno concretezza alle speranze di legalità, di sviluppo e di convivenza degli uomini onesti che guardano alle istituzioni con fiducia.

Maurizio Artale, del Centro Padre Nostro onlus di Palermo, alla cerimonia di premiazione del XV° Premio Paolo Borsellino

Maurizio Artale è il responsabile del centro “Padre nostro” di Palermo fondato da don Pino Pugliesi.
Don Puglisi era parroco a San Gaetano dal 29 settembre 1990, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella.

Il centro “Padre nostro” fu inaugurato a Brancaccio il 29 gennaio 1993 con lo scopo di promozione umana e la evangelizzazione.

Il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56º compleanno viene ucciso dalla mafia, davanti al portone di casa, a causa del suo impegno sociale, per aver intrecciato i temi di pace e di legalità dando sostegno alle fasce più deboli.




MOTIVAZIONE

Il centro “Padre nostro” onlus di Palermo che fu fondata nel quartiere palermitano di Brancaccio da don Giuseppe Puglisi come luogo per coniugare evangelizzazione e promozione umana, si colloca con perfetta coerenza in questo progetto, perché nel suo intenso agire quotidiano, ha intrecciato i temi della pace, della legalità e della giustizia sociale.

Anche dopo la morte di Don Puglisi ucciso dalla mafia nel 1993 il centro “Padre nostro” è riuscito a coniugare solidarietà e alti standard di efficienza organizzativa attraverso l'impegno di tutti gli operatori, volontari e collaboratori, in un contesto di intervento particolarmente complesso.

Per il profondo e sentito impegno, rivolto al riscatto umano e sociale delle fasce più deboli ed emarginate, seguendo e attuando il segno caritatevole e religioso di don Pino Puglisi, eroico esempio di abnegazione e solidarietà cristiana, sostenendo itinerari formativi e offrendo luoghi accoglienti, aperti e fraterni, il primo dei Premi “Paolo Borsellino” 2010 va al centro “Padre nostro” onlus di Palermo.


Il blog "PacotVideo di Cicconi Vincenzo" ringrazia i gestori del sito ufficiale del centro “Padre nostro” per aver inserito all'interno del loro sito il video realizzato dalla PacotVideo.

Dario Vassallo, fratello del sindaco Angelo, alla cerimonia di premiazione del XV° Premio Paolo Borsellino

Al XV° Premio Paolo Borsellino viene ricordato con una Targa alla memoria il sindaco di Pollica Angelo Vassallo assassinato pochi mesi fa nel paese campano che voleva mantenere pulito nell’ambiente e nella politica.
Ritira il premio Dario Vassallo, fratello del sindaco.



Angelo Vassallo, esponente del Partito Democratico, è stato sindaco di Pollica dal 1995 al 5 settembre 2010, giorno in cui è stato ucciso da persone che sono ancora sconosciuti.

Il pubblico ministero Alfredo Greco, incaricato delle indagini, ha avanzato l'ipotesi che esso sia stato commissionato dalla camorra al fine di punire un rappresentante dello Stato che si era opposto a pratiche illegali.

Un collegamento potrebbe risiedere nel fatto che Vassallo, soprannominato «il sindaco pescatore» per via della sua attività nel settore ittico e le sue azioni a tutela dell'ambiente, era visto dalla camorra come un ostacolo al controllo del porto che le garantirebbe libertà nei commerci illegali di droga.

A Vassallo è stato dedicato il film "Benvenuti al sud".

Magma Teatro "per Stefano Cucchi" alla cerimonia di premiazione del XV° Premio Paolo Borsellino

L'apertura del premio spetta al "Magma Teatro" con una rappresentazione dedicata a Stefano Cucchi, il ragazzo morto in carcere lo scorso anno per cui la famiglia chiede verità e giustizia.



Nella notte del 16 ottobre 2009 Stefano Cucchi, 31 anni, fu arrestato per possesso di "modica quantità" di stupefacenti.
I carabinieri lo arrestano in casa dicendo ai famigliari di non preoccuparsi ... Stefano sarebbe tornato a casa sopo i primi accertamenti.
Ma vi tornerà solo da morto.

La sorella, Ilaria Cucchi, racconta nel libro "Vorrei dirti che non eri solo" tutte le "assurde peripezie" subite dal fratello.
Il libro viene scritto anche con il contributo del giornalista del “Corriere della Sera” Giovanni Bianconi.

Racconta Ilaria Cucchi: “Mio fratello voleva continuare a vivere. Invece è morto. Forse pensando di essere stato abbandonato dalla sua famiglia, mentre semplicemente non ci lasciavano entrare. Vorrei potergli dire che non era solo”.

Giovanni Bianconi nella prefazione spiega che, “comunque sia andata, la morte di Stefano Cucchi è un delitto di Stato”.

Perché all’inizio i pm romani che indagavano sulla morte di Stefano erano convinti che si trattasse di un omicidio preterintenzionale e colposo.

Poi però l’omicidio è scomparso dai capi d’accusa, ma è rimasta la morte di un ragazzo “conseguenza di comportamenti che hanno spezzato la vita di un giovane uomo, tossicodipendente e detenuto”.

Quello che è però chiaro è che Stefano Cucchi era affidato allo Stato e lo Stato aveva il dovere di tutelare la sua salute.

Invece dall’arresto fino all’ultimo respiro è passato attraverso caserme, camere di sicurezza, carceri, reparti penitenziari di ospedali Stefano Cucchi non è stato più padrone di se stesso ma è rimasto in balia dei suoi aguzzini ... dei rappresentanti dello Stato Italiano.”

Ancora oggi la famiglia di Stefano Cucchi che vuol sapere perché la promessa fatta da quei carabinieri il 16 ottobre (“Tornerà presto”) non è stata mantenuta.
E non sono solo loro, i suoi familiari, a volerlo sapere.
Lo vuole anche la società civile ... oggi rappresentata da Magma Teatro.











domenica 24 ottobre 2010

Giornalisti e giornalai ... nella buona e nella cattiva fede

Stamattina ho deciso di acquistare i giornali locali per vedere cosa avevano scritto in merito al Premio Di Venanzo.

Volendo essere sincero ero curioso di sapere se la mia persona veniva citata tra i premiati.

Si potrà obiettare che sono un pò megalomane ... lo ammetto ... sono umanamente melagomane ... in fondo penso che anche "l'immenso" autore della fotografia cinematografica Vittorio Storaro e con lui tutti gli altri premiati avranno trascorso l'odierna mattinata a fare una sua personale rassegna stampa per sapere cosa avranno mai scritto gli esperti di cinema locale.

Non è cosa da tutti i giorni ricevere una "Targa alla carriera" con su impresso una dicitura che mi rende orgoglioso, come professionista e come teramano:

"A Vincenzo Cicconi che con abile tecnica e sensibilità ha filmato eventi storici e documentari d'arte dei nostri territori".

Premiazione accompagnata dal mio ultimo lavoro ... il docu-film "I Gigli del 44"

Ma il mio interesse era anche e soprattutto un altro: capire se l'incidente di percorso capitatomi al tempo del Fuorionda di Fini e Trifuoggi era frutto di "somaraggine giornalistica" oppure di "mala fede".

Da anni sono orgoglioso del mio essere "Nemo propheta in patria" al punto tale che la considero una specie di medaglia ad honorem.

Però un giornalista che non vuole essere etichettato come giornalaio dovrebbe raccontare "la notizia" e poi ... se ne è capace ... articolare un ragionamento e fare il pelo e il contropelo "alla notizia stessa".

Stamattina su un giornale leggo, tra le altre cose, quanto segue:

"Gloria anche per gli abruzzesi, con le targhe speciali per Pierluigi Piredda, ............. e per il pescarese Walter Nanni ................. "

La notizia sarebbe stata più completa e corretta se fosse stato riportato, nell'elenco degli abruzzesi premiati, anche il teramano Vincenzo Cicconi.

Al quale Vincenzo Cicconi, meglio conosciuto come PacotVideo, gli organizzatori non hanno dato un riconoscimento per uno specifico video ... ma per quanto fatto in venti anni di onorata carriera.

Questo riconoscimento per alcuni potrebbe anche essere "esagerato" .... però "è notizia" ... e ometterla pone una giusta domanda, non solo da parte del sottoscritto ma anche da parte dello spettatore che era presente alla consegna degli attestati: è stato fatto perchè chi ha redatto l'articolo è "distratto" o perchè è"incapace" o perchè "in cattiva fede" ... o perchè è "un incapace distratto e in cattiva fede"?

Io la risposta ce l'avrei ... e la "distrazione o voluta omissione" del dopo Premio Gianni Di Venanzo mi riporta appunto al "Fuorionda di Fini e Trifuoggi".

Se all'epoca i giornalisti teramani TUTTI hanno ritenuto opportuno non dare la notizia che un teramano, non si sa come e non si sa perchè, con un Fuorionda ha messo a rischio il governo nazionale, ha causato la rottura tra Fini e Berlusconi e dopo una settimana ha querelato La Repubblica per "appropriazione indebita di un filmato e pubblicazione dello stesso senza averne alcun diritto" ... figuriamoci se potevano citare il fatto che "quel teramano" venga premiato con una "targa alla carriera" al Premio Gianni Di Venanzo?

Evidentemente ... all'epoca a Teramo accadevano dei fatti più meritevoli di essere raccontati su carta o in TV ... c'era da raccontare che a Viale Bovio si era fulminato una lampadina e che sul Viale dei Tigli erano cadute delle foglie ... notizie pregnanti per i loro lettori e i loro tele-spettatori ... un vasto bacino di persone circoscritto tra Villa Pavone e Villa Tordinia e Scapriano.

Chissà perchè per settimane Sky, Mediaset, Rai, La7 hanno raccontato del "fuorionda di Fini" e delle implicazioni politiche e a Teramo le TV locali non ne hanno parlato?
Perchè sono somari o per evitare di raccontare di "quel teramano"?

Chissà perchè per settimane quel Fuorionda sui giornali nazionali ha permesso ai giornalisti politici, dalla Valle D'Aosta alla Sicilia di riempire pagine e pagine ... mentre nei giornali locali non è stato sprecato manco un righino per ... citare che quel tizio che ha combinato "un terremoto politico" era ... udite udite ... un teramano?

Un intellettuale teramano, prima della premiazione ... ragionando sulla censura al tempo del Fuorionda e sul mio essere, in generale, "Nemo propheta in patria" ha detto ... "caro Vincenzo devi mettere in conto che l'invidia è un sentimento del genere umano, e questo sentimento è più forte in coloro che provano invidia verso un loro conterraneo. E di questo dovresti esserne solo onorato".

Aveva ragione ... MI SENTO ONORATO DELLA LORO INVIDIA !!
(Ovviamente mi riferisco al Fuorionda, uno scoop a livello nazionale tutto da raccontare, e non alla "Targa alla carriera" al Premio Gianni Di Venanzo.)

A differenza di questi "ciappanti della carta scritta" ho la presunzione di "possedere il web" ... di saperlo usare senza "intermediazioni altrui" ... e di piegarlo ai miei desideri.

Della serie ... come farsi le notizie in proprio e senza essere giornalista ... ma soprattutto senza sprecare carta e inquinare l'ambiente con l'inchiostro.

A titolo di curiosità ricercando invece l'autore dell'articolo il motore di ricerca Google lo segnala tra i desaparecidos.

Senza l'utilizzo del web, senza l'uso di un blog tutto ciò che oggi qualcuno ha potuto leggere sui giornali (e anche quello che hanno omesso di scrivere) fra poche ore sarà relegato nel dimenticatoio ... i fogli di carta fra poco saranno già utili per la raccolta differenziata nel settore ... "carta e cartoni".

Del Premio Di Venanzo 2010 fra una settimana, fra un mese resteranno i miei video, la descrizione dei miei video ... e quanto ho scritto in questo "post" ripubblicato su altri blog da me gestiti.

E di quell'articolo in cui è stata omessa la "mia presenza" resterà solo un cenno ... unicamente perchè ne ho parlato io stesso in questo e in altri blog.

PS: Ringrazio la giornalista Patrizia Lombardi per aver, a parte il refuso sul cognome, correttamente riportato la notizia "... e poi Vincenzo Ciccone e la sua prova coinvolgente ed avvolgente de "I gigli del 44"

sabato 23 ottobre 2010

I premiati alla 15° edizione Premio Internazionale della fotografia cinematografica “G. Di. Venanzo”


Nel cinema italiano Gianni Di Venanzo è, a torto, una delle figure meno conosciute.
Nato a Teramo (Abruzzo) nel 1920, morto nel 1966, già dagli esordi, sui set dei grandi registi del neorealismo, Di Venanzo ha cavalcato la stagione "eroica" del cinema in bianco e nero con Antonioni e Fellini, Rosi e Zurlini, Lizzani e Maselli.

L'Associazione Culturale "Teramo Nostra" ha deciso di onorare il suo concittadino: da qui nasce il Premio Internazionale per la Fotografia Cinematografica "Gianni Di Venanzo".

La serata di gala con premiazioni della 15° edizione premio internazionale della fotografia cinematografica “G. Di. Venanzo” è stata presentata da Antonella Salvucci.

Presidente della giuria Stefano Masi.
La manifestazione è stata videoripresa integralmente, con l'ausilio di due telecamere, da Vincenzo Cicconi, titolare della Pacotvideo.

Il video integrale della manifestazione ha una durata di quasi 3 ore.
Per ragioni tecniche e di fruibilità su internet esso è stato diviso in tre parti di circa un'ora ciascuno.
I tre video sono stati pubblicati sul canale di video sharing su YouTube e Vimeo.

Il resoconto della manifestazione con i link ai filmati è stato pubblicato su 3 blog gestiti dalla PacotVideo:
1 - Blog della PacotVideo
2 - La città di Teramo e la sua Provincia ... in video
3 - Pensieri Teramani


Qui di seguito i tre video integrali con la scaletta della serata di gala con premiazioni della 15° edizione premio internazionale della fotografia cinematografica “G. Di. Venanzo”.
(I link ai personaggi premiati fa riferimento alla videoclip personalizzata)


1) Performance di danza coreografata da Francesco Gammino con il gruppo MAG del laboratorio danza Mousike’ diretto da Iolanda Romani e ispirata al film Francis Ford Coppola "Apocalipse now".

2) Presentazione della manifestazione da parte del presidente della giuria Stefano Masi, critico cinematografico e giornalista di Rai News24

23) Targa a Walter Nanni regista e Giuseppe Caporale Giornalista di Repubblica per il docu film "Colpa Nostra".

4) Targa al Video maker Vincenzo Cicconi (PacotVideo) per il docu film prodotto da
Teramo Nostra “ I Gigli del ’44" .

5) Targa a Fernando Di Fabrizio e Alessandro Di Federico, regista ed
operatore del documentario "La Biodiversità del Parco Gran Sasso e Monti della Laga".

6) Targa a Marco Chiarini e Pierluigi Piredda per il film “L’uomo
Fiammifero”

7) Targa ai figli di Mario Bertagnin autore della fotografia che ha seguito
il premio Di Venanzo fin dalle prime edizioni.

8) Targa a Eleonora Mazzoni.
Al cinema debutta con Citto Maselli in "Cronache del terzo millennio" che partecipa al Festival di Venezia nel 1996.

9) Targa a Carola Stagnaro.
Attrice di teatro e di cinema ha esordito nel cinema in "Ecce bombo" di Nanni Moretti.

10) Targa a Martina Pinto, debutta sul grande schermo con il film "Grande,
grosso e Verdone" con regia di Carlo Verdone.

11) Targa a Claudio Morabito operatore e pittore:


12) Targa a Rosanna Santececca dirigente di Cinecittà

13) Targa a Claudio Bigagli, preside della fiction "Provaci ancora prof"

14) Targa a Lorenzo Flaherty, attore in R.I.S. - Delitti imperfetti.
Non essendo presente la targa è stata consegnata al direttore della fotografia Giuseppe Venditti.

15) Targa a Rossella Izzo in memoria di Renato Izzo doppiatore e direttore
di doppiaggio

16) Performance al pianoforte di Laura Venditti, figlia di Giuseppe Venditti, che esegue "Notturno di Chopin".

17) Targa a Nicola Nocella per la sua partecipazione a Il figlio più piccolo
per la regia di Pupi Avati

18) Targa a Manuela Morabito madrina della serata

19) Targa speciale Pasquale Rachini autore della fotografia del film Una
sconfinata Giovinezza di Pupi Avati

Viene inoltre consegnata una Targa al produttore Antonio Avati, fratello di Pupi Avati.

20) Targa a Roberto Forza: premio migliore fotografia per la riduzione
televisiva del film “Sangue pazzo”.

21) Esposimetro alla memoria ad Vilko Filak


22) Esposimetro d’oro per il film italiano Giovan Battista Marras

23) Esposimetro d’oro per il film straniero a Caroline Charpentier per il
film “Uomini di Dio” del regista Xavier Beauvois e a Stephane Fontaine per “Il profeta” di Jacques Audiard

24) Esposimetro d’oro alla carriera a Vittorio Storaro

25) Saluti finali da parte del presidente dell'associazione Teramo Nostra, organizzatore della manifestazione, e di Sandro Melarangelo, direttore artistico del Premio Gianni Di Venanzo ... e foto di gruppo dei premiati sul palcoscenico

giovedì 14 ottobre 2010

"Girovita d'Artista" - Incontro con Luca Maggitti











Presso il Circolo Virtuoso "IL NOME DELLA ROSA" di Giulianova Alta (TE) si è svolto ; il 14 ottobre 2010 un incontro con Luca Maggitti, "Girovita d'Artista" con interviste a cura di Fabrizio Leonetti e Remo Leonzi.

L'incontro ha riunito amici di Luca Maggitti anche per festeggiare il suo 41° compleanno.
Egli è un giornalista, gestisce il celebre sito Roseto.com, scrittore, opinionista di basket ed esperto cavallerizzo.

Tra le innumerevoli idee da ricordare per la statura morale e la sensibilità il progetto "Alta Marea" e quello in corso di "Time Out" ambedue volti a sostenere il reparto di oncologia domiciliare de "L'Aquila per la vita" del comune amico Giampiero Porzio (il libro Time Out è in vendita presso i locali del Circolo).
Riprese di Vincenzo Cicconi (www.PacotVideo.it)





L'evento culturale "Girovita d'Artista" con l'incontro con Luca Maggitti è pubblicato sui seguenti blog:
1 - La città di Teramo
2 - Pensieri Teramani
3 - PacotVideo











Il video è inoltre pubblicato sui seguenti canali di video sharing:
1 - Blip.tv
2 - Vimeo
3 - Dailymotion.virgilio.it (Suddiviso in 1°parte - 2°parte - 3°parte)
4 - Kewego.it (Suddiviso in 1°parte - 2°parte - 3°parte)
5 - You Tube (suddiviso in 15 videoclip in base agli argomenti trattati.
1 - Saluti di Leo Nodari
2 - Presentazione di "Girovita d'Artista"
3 - Intervistare o essere intervistato?
4 - Ma Luca che lavoro fa?
5 - Le passioni di Luca
6 - Musica
7 - L'intervista indimenticabile
8 - Libri e CD-audio
9 - La città di Roseto degli Abruzzi
10 - Ritorno in TV
11 - Ricordi di scuola
12 - Incontri fondamentali nella vita di Luca
13 - La Famiglia
14 - Progetti matrimoniali
15 - Progetto Km Zero

giovedì 7 ottobre 2010

Alla scoperta dei London Docklands ... St Katharine's dock




Attraverso il ponte più famoso di Londra, il Tower Brdge e, senza volerlo, mi ritrovo in un posticino, di primo acchitto, molto romantico.
Una darsena con belle barche a vela, circondata da tante case e con un palazzo con annesso ristorante tutto infiorato.










Avevo letto dei "docklands" però ancora non avevo compreso cosa effettivamente fossero.
Praticamente mi ritrovo al St Katharine's dock, un luogo inconsueto a due passi dalla City, oggi arricchito da un piccolo porto turistico, negozi e caffetterie, nonché appartamenti di lusso (probabilmente tra i pochi a presentare le classiche persiane avvolgibili così tanto in uso in Italia).










I London Docklands fin dal 1800 erano un complesso di infrastrutture portuali lungo le rive del Tamigi.
St Katharine Docks, uno dei dockland più importanti di Londra, è stata gravemente danneggiata dai bombardamenti tedeschi durante la seconda guerra mondiale e in seguito non sono mai stati pienamente recuperati e utilizzato come porto commerciale.










A causa della incapacità di far fronte alle grandi navi moderne fu una delle prime ad essere chiusa, nel 1968, e le infrastrutture sono stati venduti al Greater London Council.
La maggior parte dei capannoni sono stati demoliti e in gran parte sostituite da moderni edifici commerciali nei primi anni 1970, con le banchine stesse diventando un porto turistico.