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lunedì 23 maggio 2011

Strage di Capaci e morte di Falcone ... lo ricordiamo con un video


Ricordo perfettamente dove mi trovavo il 23 maggio 1992.
Ricordo il silenzio.
Incredulità.
Sgomento.


Ricordo che il cuore si strinse in un'emozione indicibile.
La stessa che mi coglie ogni volta che il pensiero torna a quella gelida estate.

Sono le 17:45 quando su una pista dell'aeroporto di Punta Raisi atterra un jet del Sisde, un aereo dei servizi segreti partito dall'aeroporto romano di Ciampino.
A bordo cè Giovanni Falcone con sua moglie Francesca Morvillo.

E sulla pista ci sono tre auto che lo aspettano.
E la sua scorta.

Una squadra affiatatissima che aveva il compito di sorvegliare Falcone dopo il fallito attentato del 1989 davanti alla villa del magistrato sul litorale dellAddaura.

Tutto è a posto, non c'è bisogno di sirene.
Il direttore generale degli Affari Penali del ministero di Grazia e Giustizia che sta per essere nominato direttore della superprocura antimafia va verso Palermo.
Tutto sembra tranquillo, ma così non è.
Qualcuno sa che Falcone è appena sbarcato in Sicilia.

Chi sa che Falcone è partito?
Chi sa a che ora sarebbe atterrato?
Chi lo segue?
E da quando?

Certo è che qualcuno lo segue, qualcuno sa che dopo otto minuti la sua Croma passerà sopra quel pezzo di autostrada vicino alle cementerie.

La Croma marrone è davanti.

La guida Vito Schifani, accanto c'è Antonio Montanaro e dietro cè Rocco Di Cillo.

Corre la Croma marrone, corre seguita da altre due Croma, quella bianca del giudice e quella azzurra.
Sulla prima c'è il giudice che guida con accanto Francesca Morvillo, sua moglie, anche lei magistrato.

Dietro l'autista giudiziario Giuseppe Costanza, dal 1984 con Falcone, che era solito guidare soltanto quando viaggiava insieme alla moglie.

E altri tre sulla Croma azzurra: Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.

Un minuto, due minuti, tre minuti la campagna siciliana quattro minuti cinque minuti l'autostrada, l'aeroporto che si allontana.
Ore 17:59 autostrada Trapani Palermo, uscita per Capaci,
Ore 17:59 investita dall'esplosione la Croma marrone non cè più.

La Croma bianca è seriamente danneggiata e si salverà Giuseppe Costanza che sedeva sui sedili posteriori.

La terza, quella azzurra, è un ammasso di ferri vecchi, ma dentro i tre agenti sono vivi, feriti ma vivi.

Una trentina di uomini e donne che erano dentro le auto che passavano in quel momento fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine restano feriti.

Chi sapeva che Falcone in quel momento sarebbe stato li?
Le stesse persone che sapevano che pochi giorni dopo, il 19 luglio, Paolo Borsellino, avrebbe suonato al citofono di sua madre?

Fu Buscetta a dirglielo: "L'avverto signor giudice. Dopo quest'interrogatorio lei diventerà forse una celebrità, ma la sua vità sarà segnata. Cercheranno di distruggerla fisicamente e professionalmente. Non dimentichi che il conto con Cosa Nostra non si chiuderà mai. E sempre del parere di interrogarmi?"

Ogni oltraggio è morte, scriveva Gadda.
Definizione perfetta della morte.
Morte della coscienza e dell'anima, prima ancora che del corpo.
Capaci e Via D'Amelio sono oltraggio.
Morte della verità, della libertà, della dignità, della giustizia.

Grazie a Giovanni, a Paolo e a tutti quelli che hanno seminato a bellezza il loro campo prima di noi e che ci hanno mostrato come si fa.

E grazie a quanti, ogni giorno, offrono se stessi, la loro intelligenza, la loro onestà, il loro desiderio di verità e giustizia, la loro passione, per sgombrare il cielo dalle nubi e rendere pulito, libero e bello il nostro presente.

E il nostro futuro.

Testo e audio di Leo Nodari (Società Civile)
Il montaggio video è stato realizzato da Vincenzo Cicconi della PacotVideo
(La pagina fans su Facebook)

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