
Questo per dichiarare con forza che la speranza di una società giusta, pacifica e democratica, mai mi ha abbandonato.
Io non sono cambiato, mentre molti individui entrati nel PCI a livello Provinciale e Nazionale sono stati accolti e premiati con cariche importanti ma quando hanno compreso che la loro mediocrità in quel contesto, non consentiva di realizzare l'obiettivo prefissato, malati di camaleontismo di bassa lega. hanno cambiato bandiera in questo modo affermando il poltronismo malattia del secolo.
Altro male è il verticismo e il trasformismo.
Viene a mancare così il rapporto diretto tra base e vertice viene meno il convincimento politico - orientativo soprattutto in quei compagni (e ne sono tanti) che non hanno la possibilità di capire il linguaggio politichese ad uso e consumo dei Poltronisti.

Voglio sperare che nel mondo cresca un grande movimento guidato da uomini capaci di cambiamenti radicali dove ogni uomo e ogni donna possa sentirsi partecipe e protagonista.
Sognare non costa niente e per fortuna non si può proibire.
Ora voglio esternare alcune considerazioni che hanno segnato il mio comportamento.
Prima che mio padre morisse mi sono iscritto al P.C.I. e il mio impegno non é mai mancato.

Quando venne a Teramo il compagno Togliatti in una assemblea tenutasi alla sala Lenin fui nominato responsabile del servizio d'ordine .
Quando venne a Teramo il compagno Di Vittorio, potei stringergli la mano nella riunione del direttivo provinciale di cui facevo parte.
Venne a Teramo una seconda volta.
Dopo il comizio percorse Via Capuani: gli andai incontro, mi riconobbe e ci stringemmo la mano con molta gioia, uno degli accompagnatori alla sede del PCI era Pasquale Limoncelli.

In Piazza Martiri della Libertà era accompagnato dal presidente provinciale Giorgio Valente e Antonio Rodomonte, ma benché ci incontrassimo faccia a faccia finsero di non conoscermi.
Non capii perchè non meritassi un saluto, non ho mai chiesto nulla!
Anche quando sono venuti nel teramano segretari nazionali CGIL, nonostante facessi parte dei vari direttivi e della segreteria FILLEA fui considerato uno dei tanti partecipatiti ai comizi.

Quando sono stato impegnata ho dato quello che era nelle mie possibilità e con orgoglio posso affermare che ancora godo della stima di tutti i lavoratori che mi hanno conosciuto.
Voglio ricordare che il principio in cui credo è la persona giusta al posto giusto, nell'interesse del movimento sindacale.
Purtroppo non serve la rappresentanza obbligata partítica, ma la volontà di crescere e far crescere il sindacato.
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Testimonianza di Mario Ambrosini
Tratto dalla Collana "Quaderni della memoria"
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