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martedì 31 maggio 2011

Mobili Manfredo - Storia di un antifascista teramano attraverso le parole della sorella Livia

Ricostruzione storica della figura di Manfredo Mobili, giovane teramano protagonista dell'anfifascismo e della lotta per la liberazione dell'occupazione nazista, attraverso i ricordi della sorella Livia, prima e dopo la liberazione di Teramo dal nazi-fascismo.
Introduzione e intervista realizzata dal professor Sandro Melarangelo,

Vengono raccontati alcuni episodi vissuti a Teramo negli ultimi mesi della guerra di Liberazione e che vedono intrepidi protagonisti Manfredo Mobili e i suoi amici.

A Manfredo Mobili è stata dedicata nel 2011 la sezione teramana dell'ANPI.



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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il video, della durata di 25 minuti circa, è stato pubblicato integralmente su Facebook e su tre canali di video sharing:
(Vimeo - Blip.TV - Kewego) gestiti dalla PacotVideo.

E' inoltre pubblicato su tre blog anch'essi gestiti da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo:

- blog della Città di Teramo
- blog della PacotVideo
- blog di Pensieri Teramani
- blog di Resistenza Teramana

lunedì 30 maggio 2011

Mobili Manfredo - Storia di un antifascista teramano attraverso le parole dello storico Sandro Melarangelo

Ricostruzione storica della figura di Manfredo Mobili, giovane teramano protagonista dell'antifascismo e della lotta per la liberazione dell'occupazione nazista attraverso le parole del professor Sandro Melarangelo.

Vengono raccontati alcuni episodi vissuti a Teramo negli ultimi mesi della guerra di Liberazione e che vedono intrepidi protagonisti Manfredo Mobili e i suoi amici.

A Manfredo Mobili è stata dedicata nel 2011 la sezione teramana dell'ANPI.


Giorgio Valente, l'ultimo segreetario storico dell'A.N.P.I. , che aveva diretto dall'immediato dopoguerra fino alla sua scomparsa ci teneva tanto a ricordare alcuni episodi della Resistenza Teramana che non erano solo legati alla battaglia epica di Bosco Martese, a cui lui partecipò tra l'altro.

Ma lui ci teneva tanto a ricordare alcune manifestazioni di dissenso al fascismo prima ancora della Resistenza, quando un gruppo di studentidell'Istituto Comi, ma anche del Liceo Classico, si erano messi in agitazione contro il fascismo e tra questi, Giorgio Valente ricordava, Serse Di Giuseppe, figliodi Ascanio Di Giuseppe che fu poi Provveditore degli Studi di Teramo.

E poi ancora Milziade Graziani, fratello di Paolo Graziani ... per intenderci zio di Ivan Graziani (il cantautore teramano), Mario Ambrosini di una famiglia di perseguitati dal fascismo e che vissero una vita di estrema difficoltà, poi D'Amico e soprattutto il suo cognato (sposò in seguito la sua sorella Livia) Manfredo Mobili.

Manfredo insieme a suo fratello Glauco erano attivissimi nell'antifascismo degli ultimissimi anni, erano giovanissimi studenti ma molto motivati.

I Mobili da cosa erano motivati?
Il papà era un antifascista, la mamma Giovanna la vedremo protagonista della Resistenza.
Questi gruppi operavano negli ultimi giorni del fascismo ma anche durante la reistenza alla occupazione tedesca.

Le famose scritte fatte in tutta Teramo e perfino nel cimitero furono fatti da questi giovani che scrissero frasi di attacco al fascismo e per questo si scatenò la polizia repubblichina.

Fu incarcerato come responsabile di quelle scritte un antifascista che si chiamava Settimi, ritenuto colpevole solo perchè era un pittore e quindi un pittore imbianchino poteva avere dimestichezza con i colori e i pennelli.

E per questo fu arrestato ma il giorno dopo sulle mura di Teramo riapparvero le scritte che dicevano: “Chi scrisse scrive: liberate l'innocente”.

Questi giovani scrissero pure nel cimitero “Questo è il vostro luogo dove sarete condannati” ... e tante altre scritte ancora.
Non riuscirono a scovarli.

Poi si organizzarono in un gruppo che fu persino armato per combattere il tedesco invasore, un gruppo diretto da Vincenzo Massignani (nome originario conosciuto con il nome abbreviato di Massignà), amico fratermo di Manfredo e Glauco Mobili.

Ho avuto modo, nella ricerca presso l'Archivio di Stato, di avere la fotocopia di una dichiarazione di un aquilano che incontra Glauco, Manfredo e Vincenzo Massignani a L'Aquila per cercare di stabilire assieme una attività strategica, tra le montagne aquilane e teramane, per azioni partigiane.

Quindi era un gruppo molto attivo ed era molto responsabile delle proprie azioni.
La cosa più importante è che questi giovani non erano facilmente catturabili perchè ritenuti normali cittadini che vivevano in città a differenza di vari partigiani che si erano ritirati in montagna ed agivano alla macchia.

Costoro agivano in città e indisturbati, senza minimamente avere a che fare con la polizia fascista.
Ed erano temerari.

Erano giovani che avevano un coraggio ardimentoso fino al punto di sfidare il fascismo a livello di orientamento.

Mentre c'erano orientamenti fascisti attraverso mezzi quali la radio, la stampa e i manifesti loro non si limitavano a fare le scritte sui muri di notte ma stamparono due giornali.

Due giornali stampati alla macchia, clandestinamente.

I fratelli Mobili e Vincenzo Massignani furono i redattori di “Idea Proletaria” e della “Rinascita”.

Idea Proletaria fu fatta con un ciclostile prelevato all'Istituto Comi e veniva diffuso nottetempo.

E poi si giunse, negli ultimi mesi dell'occupazione tedesca alla redazione per mezzo stampa di un giornale a quattro facciate che si chiamò “La Rinascita”.

Dai risultati di una inchiesta si scoprì che proveniva dalla tipografia Cocciolito dove lavorava un operaio antifascista, Nicola Palucci che fu incarcerato e che poi, successivamente, dichiarò di aver collaborato con Vincenzo Massignani e i fratelli Mobili alla realizzazione di questo straordinario giornale di orientamente antifascista che procognizzava la fine del fascismo e un domani di ricostruzione.

Quindi l'attività di questi giovani era di orientamento politico e culturale.

Non era soltanto un'azione temeraria militare, che pure c'era, ma era anche di orientamento politico, culturale sui giovani.

Ed è stata una stagione straordinaria vissuta negli ultimi giorni della resistenza grazie a questi giovani intellettuali che operarono in questo senso.

Poi al seguito di questo gruppo si aggregarono Salvatore Tirabove, che sarebbe poi diventato il cognato di Manfredo Mobili, e Giorgio Valente, che tra l'altro già operava con lui in queste azioni.

Furono giorni importantissimi ... e perchè fu possibile tutto ciò?
Se erano clandestini e capaci di mimetizzarsi di fronte alla città non potevano mimetizzarsi nei confronti delle proprie famiglie.

Vincenzo Massignani aveva un padre che era anche lui un antifascista.

Manfredo e Glauco Mobili avevano avuto dal padre un orientamento in senso antifascista e comunista ma soprattutto avevano una madre straordinaria ... Giovannina era una donna fortissima, di una grande forza morale e di una grande tensione politica.

Giovanna Mobili, che condivideva le azioni dei figli, è stata una delle donne del G.A.P. (Gruppi di Azione Patriottica) di Teramo.

Un giorno prese dei fucili, li caricò dentro un canestro e si avviò per Via Melchiorre Delfico e di fronte al Tribunale fu vista da Venanzo Marsili che, non essendo la signora una che andasse a lavare i panni al fiume, si chiese “ma dove va questa signora con questo canestro?”.

Si avvicinò e le chiese “signora dove andate con questo canestro?” alludendo al fatto che aveva capito tutto.
La signora Giovanna rispose ... “Ma che te ne importa a te” ... Marsili si prese il cesto e diede questa collaborazione alla resistenza teramana.

Nessuno se lo aspettava e cercò di togliere da questo rischio la giovane madre che faceva queste azioni per sostenere, in quanto condivideva, gli ideali dei figli, che poi erano gli ideali del marito ... i suoi stessi ideali.


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Il video, della durata di 21 minuti circa, è stato pubblicato integralmente su Facebook e su cinque canali di video sharing:
(YouTube - DailyMotion di Virgilio - Vimeo - Blip.TV - Kewego) gestiti dalla PacotVideo.

E inoltre pubblicato su quattro blog anch'essi gestiti da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo:
- blog della Resistenza Teramana
- blog della Città di Teramo
- blog della PacotVideo
- il blog Pensieri Teramani

lunedì 23 maggio 2011

Strage di Capaci e morte di Falcone ... lo ricordiamo con un video


Ricordo perfettamente dove mi trovavo il 23 maggio 1992.
Ricordo il silenzio.
Incredulità.
Sgomento.


Ricordo che il cuore si strinse in un'emozione indicibile.
La stessa che mi coglie ogni volta che il pensiero torna a quella gelida estate.

Sono le 17:45 quando su una pista dell'aeroporto di Punta Raisi atterra un jet del Sisde, un aereo dei servizi segreti partito dall'aeroporto romano di Ciampino.
A bordo cè Giovanni Falcone con sua moglie Francesca Morvillo.

E sulla pista ci sono tre auto che lo aspettano.
E la sua scorta.

Una squadra affiatatissima che aveva il compito di sorvegliare Falcone dopo il fallito attentato del 1989 davanti alla villa del magistrato sul litorale dellAddaura.

Tutto è a posto, non c'è bisogno di sirene.
Il direttore generale degli Affari Penali del ministero di Grazia e Giustizia che sta per essere nominato direttore della superprocura antimafia va verso Palermo.
Tutto sembra tranquillo, ma così non è.
Qualcuno sa che Falcone è appena sbarcato in Sicilia.

Chi sa che Falcone è partito?
Chi sa a che ora sarebbe atterrato?
Chi lo segue?
E da quando?

Certo è che qualcuno lo segue, qualcuno sa che dopo otto minuti la sua Croma passerà sopra quel pezzo di autostrada vicino alle cementerie.

La Croma marrone è davanti.

La guida Vito Schifani, accanto c'è Antonio Montanaro e dietro cè Rocco Di Cillo.

Corre la Croma marrone, corre seguita da altre due Croma, quella bianca del giudice e quella azzurra.
Sulla prima c'è il giudice che guida con accanto Francesca Morvillo, sua moglie, anche lei magistrato.

Dietro l'autista giudiziario Giuseppe Costanza, dal 1984 con Falcone, che era solito guidare soltanto quando viaggiava insieme alla moglie.

E altri tre sulla Croma azzurra: Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.

Un minuto, due minuti, tre minuti la campagna siciliana quattro minuti cinque minuti l'autostrada, l'aeroporto che si allontana.
Ore 17:59 autostrada Trapani Palermo, uscita per Capaci,
Ore 17:59 investita dall'esplosione la Croma marrone non cè più.

La Croma bianca è seriamente danneggiata e si salverà Giuseppe Costanza che sedeva sui sedili posteriori.

La terza, quella azzurra, è un ammasso di ferri vecchi, ma dentro i tre agenti sono vivi, feriti ma vivi.

Una trentina di uomini e donne che erano dentro le auto che passavano in quel momento fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine restano feriti.

Chi sapeva che Falcone in quel momento sarebbe stato li?
Le stesse persone che sapevano che pochi giorni dopo, il 19 luglio, Paolo Borsellino, avrebbe suonato al citofono di sua madre?

Fu Buscetta a dirglielo: "L'avverto signor giudice. Dopo quest'interrogatorio lei diventerà forse una celebrità, ma la sua vità sarà segnata. Cercheranno di distruggerla fisicamente e professionalmente. Non dimentichi che il conto con Cosa Nostra non si chiuderà mai. E sempre del parere di interrogarmi?"

Ogni oltraggio è morte, scriveva Gadda.
Definizione perfetta della morte.
Morte della coscienza e dell'anima, prima ancora che del corpo.
Capaci e Via D'Amelio sono oltraggio.
Morte della verità, della libertà, della dignità, della giustizia.

Grazie a Giovanni, a Paolo e a tutti quelli che hanno seminato a bellezza il loro campo prima di noi e che ci hanno mostrato come si fa.

E grazie a quanti, ogni giorno, offrono se stessi, la loro intelligenza, la loro onestà, il loro desiderio di verità e giustizia, la loro passione, per sgombrare il cielo dalle nubi e rendere pulito, libero e bello il nostro presente.

E il nostro futuro.

Testo e audio di Leo Nodari (Società Civile)
Il montaggio video è stato realizzato da Vincenzo Cicconi della PacotVideo
(La pagina fans su Facebook)

sabato 14 maggio 2011

Il mio Ararat. Un fantastico trekking tra Laga e Gran Sasso alla ricerca di se stessi


Dopo Silenzi di Pietra esce il secondo libro di Sergio Scacchia Il mio Ararat, un fantastico trekking tra Laga e Gran Sasso alla ricerca di se stessi.

Sergio Scacchia, teramano, attraverso le sue scritture guida alla conoscenza della montagna abruzzese in tutti i suoi aspetti e con modalità appassionanti per il calore e la semplicità.
Un libro per tutti, Il mio Ararat descrive nuovi percorsi e si compone di tre sezioni.

La prima, interamente redatta da Sergio Scacchia racconta con esemplare genuinità i momenti della camminata.

Per la seconda parte, in cui si realizzano tecnicamente dei percorsi con l’ausilio di mappe, l’autore si affida a Massimiliano Fiorito, escursionista ed organizzatore della sezione CAI di Teramo.

La terza parte è una spettacolare raccolta di fotografie ad opera di Alessandro de Ruvo, uomo di straordinarie capacità in cui si sposano l’amore per la montagna e la fotografia.

Da questo sodalizio di passione, nasce un libro destinato ad occupare un posto di rilievo nella biblioteca degli appassionati della montagna abruzzese, ma anche in quella di curiosi gitanti a caccia di paesaggi sublimi e di emozioni uniche.

Qui di seguito l'intervista esclusiva realizzata e pubblicata da "Paesaggi d'Abruzzo"


Perché questo titolo dal sapore biblico per raccontare di un viaggio attraverso le montagne teramane e aquilane?

L’Ararat è la montagna dove si arenò l’Arca di Noè dopo il Diluvio Universale, la vetta sacra che angeli, con spada e fuoco, rendono da sempre inaccessibile ai piedi umani.

Un posto sacro, luogo di miti e leggende che gli esperti situano nella regione montuosa dell’Urartu, un vasto territorio in cui fiorì tra il X°e il VI° secolo ante Cristo, un regno potente a lungo rivale di quello assiro.

Questo mondo verticale, per me rappresenta, con i suoi valori simbolici, l’itinerario fisico e spirituale attraverso le nostre montagne, non sulle tracce di Noè, ma alla ricerca di noi stessi e del nostro rapporto con la natura e con gli altri.

Perché, non è tanto importante la meta, quanto il cammino stesso!

Nel libro inviti ad una sorta di “Sharazad” montano di storie
su storie legate dal filo di un cammino che consigli a tutti,
in cerca di ritagli di natura incontaminata,
primordiale e scampoli di vera avventura.


Il percorso che abbiamo fatto io e Massimo Fiorito è da condividere con tutti.

Avventure, esperienze, esplorazioni, vissute in prima persona da due amici, fedeli all’idea secondo la quale viaggiare significa anzitutto tornare alla propria terra, a fare esperienze dirette, per conoscersi a fondo attraverso le proprie origini.

Giorni e giorni per incontrare pastori, contadini, donne, per sentire qualcosa degli infiniti sapori e colori, suoni e silenzi che cadenzano la vita di tutti i giorni; l’esistenza di quel meraviglioso territorio compreso tra i monti della Laga e il Gran Sasso, alla ricerca di sé stessi e del contatto con la natura.

Per conoscere cosa c’è dentro il profondo di ognuno di noi.

Storie di algidi bivacchi sotto una coltre di faggi, nella rientranza di una parete rocciosa o accanto ad un macigno cubico.

Storie di uomini dalle solide radici permeate da quella cultura che vede il bosco, la montagna, la natura con deferenza non disgiunta da ancestrale timore. Uomini ai quali dobbiamo la gratitudine che si deve a dei custodi autentici di un mondo ineguagliabile.

Arte, magia, arcaismo, potenza degli elementi naturali, uno stroboscopio d’immagini. È il riassunto di un trekking fantastico.

Nel solco della letteratura di viaggio, si annuncia quindi
un libro brillante con una grande mole di riflessioni
e indicazioni per camminare in ambienti ancora
incontaminati, perché nulla è permanente nella vita,
tutto è provvisorio, eccetto la montagna.


Un viaggio esteriore e interiore tra il teramano e l’aquilano, per imparare a riconoscere anche i propri demoni personali e sconfiggerli, per sperimentare una temporalità diversa, quella del presente e non quella di un futuro da rincorrere.

Un trekking per riappropriarsi anche del tempo per la contemplazione e contrapporlo a quello che fugge, delle carriere, delle ambizioni, delle seduzioni, dei confronti e degli impegni.

Un tempo nuovo, di qualità, lontano dall’ansia. Il tempo dell’esserci!
Questo mio lavoro è soprattutto dedicato alle moltissime persone che considerano la lettura di un libro soltanto uno spreco del proprio tempo.

Nei tuoi lavori apri sempre la porta agli amici
e alla loro partecipazione.


Si, io sono sempre presente su Facebook, ho una nutrita bacheca di amici, perché credo che non ci sia cosa più bella che condividere, idee, foto, emozioni, anche dolori quando ci sono.

Nel libro, oltre alla consueta partecipazione di Massimo che illustrerà alcuni percorsi facili e adatti alle famiglie, ho chiesto ad un caro amico, Alessandro De Ruvo, di impreziosire il lavoro con i suoi stupendi scatti fotografici che nascono da una passione infinita per il nostro territorio e per l’ambiente in generale.

In più ci sarà la prefazione di un professionista esperto di paesaggi come l’ingegner Castellucci, presidente dell’Archeoclub sezione di Teramo.

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Indirizzi Utili:
Pagina Fans su Facebook: "Il mio Ararat"
Pagina Fans su Facebook: "Paesaggi d'Abruzzo"

venerdì 6 maggio 2011

Sciopero Generale con Manifestazione Provinciale a Teramo organizzata dalla CGIL

Lo sciopero organizzato dalla CGIL di Teramo ha avuto una grande partecipazione popolare.
Un lungo corteo, partito dal piazzale di Porta Madonna e composto da oltre tremila persone, ha sfilato per le vie cittadine.



Il corteo si è concluso in Piazza Martiti della Libertà dove hanno preso la parola prima una studentessa, Monia Flammini, responsabile dell’Udu, l’Unione degli Universitari, poi il il segretario provinciale Giampaolo Di Odoardo e infine il segretario regionale della CGIL Gianni Di Cesare.



Per il segretario provinciale teramano Giampaolo Di Odoardo la partecipazione è stata veramente eccezionale, che è andata oltre le più rosee previsioni ed ha visto scendere in piazza tante persone, giovani e anziani, tutti uniti intorno ad obiettivi comuni, oltre che tanti pensionati umiliati nella loro condizione.«vede uniti da obiettivi comuni tanti giovani, stanchi di 'un continuo presente' e tanti pensionati umiliati nella loro condizione.

In piazza - ha proseguito Di Odoardo - ci sono tutti i lavoratori disoccupati delle 2.721 aziende teramane che hanno chiuso i battenti e quelli in cassa integrazione delle 4.118 aziende in crisi».

E questa unione di popolo fa comprendere che ... le divisioni sono altrove.



Il segretario regionale della Cgil, Gianni Di Cesare, nel manifestare la stessa preoccupazione, ha denunciato il fatto che l'Abruzzo ha perso nel Pil 4 punti percentuali negli ultimi 10 anni e che la stessa Regione conta 50mila disoccupati e 37 mila cassaintegrati.




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I videosono stati pubblicat1 su quattro canali di video sharing:
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